la secessione dei ricchi.

Cosa hanno in comune #Zaia, #Fontana e #Bonaccini oltre ad essere presidenti di regione? Oltre ad avere iniziato il percorso verso il regionalismo differenziato nel 2018? La condivisione del DDL Gelmini ( si,ancora lei! Ex Ministra dell’Istruzione Pubblica, Università e Ricerca passata alla storia per la sua devastante “riforma”) approdata al Ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie

Come dice un famoso spot pubblicitario: le piace vincere facile! Eh, si, perché Mariastella si è trovata già bello e pronto l’accordo del 2018 predisposto dall’allora Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che prevedeva la distribuzione della spesa pubblica in base alla popolazione e al PIL e sottraeva alla potestà del Parlamento gli accordi Stato/Regioni; quello stesso accordo che aveva trovato condivisione tra i 3 presidenti richiamati in apertura.
5 articoli, tanti sono quelli del nuovo DDL, che ridisegneranno un’Italia spaccata in due con cittadini di serie A e cittadini di serie B ( indovinate la loro appartenenza… è facile!)

Secondo i dati forniti dall’Agenzia per la Coesione la spesa media pro-capite del Nord-ovest è pari a 19.291 euro, nel Nord-est 17.754 euro, al centro 20.365 euro, al sud 13.756 euro e nelle isole 15.004 euro (dati 2019)
Il Titolo V della Costituzione, dopo la riforma del 2001 – targata Ulivo – prevede la possibilità che le regioni a statuto ordinario chiedano potestà legislativa esclusiva su un numero impressionante di materie (23) fondamentali per la vita di cittadine e cittadini: istruzione, sanità, infrastrutture, beni culturali, ricerca, sicurezza sul lavoro, ambiente, solo per citarne alcune.

Se, come temiamo, il DDL andrà a buon fine, ogni regione avrà – ad esempio – i propri modelli di scuola di Sanità (in Lombardia con la privatizzazione avviata dall’ex “celeste” Formigoni e proseguita da Fontana siamo già in questa situazione) staccandosi di fatto dalle norme generali e dalla Costituzione che stabilisce l’uguaglianza dei diritti di tutti i cittadini.

Ma ciò che più allarma e ci scandalizza è il contenuto dell’art. 4 “Le risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie all’esercizio da parte della Regione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia sono definite dall’intesa di cui all’articolo 2 nei termini di spesa storica sostenuta dalle amministrazioni statali nella Regione per l’erogazione dei servizi pubblici corrispondenti alle funzioni conferite quale criterio da superare a regime con la determinazione dei costi, dei fabbisogni standard (…)”

Tradotto dall’impossibile italiano delle norme, vuol dire le regioni che più hanno speso avranno di più ; alle altre le briciole.

Alcuni esempi di cosa sia la “spesa storica” sulla base della quale saranno elargiti i fondi: Reggio Emilia ha 171mila abitanti contro i 180mila di Reggio Calabria; eppure, la prima spende 28 milioni in istruzione, mentre la seconda solo 9; a chi andranno i fondi in maniera maggiore? Non a chi ne avrebbe bisogno, ma a chi gode già di una situazione ottimale.

E il fatto che i LEP – Livelli Essenziali delle Prestazioni – non siano stati ancora definiti fa comprendere come mai i Presidenti delle Regioni del Sud si siano scagliati contro quelli del nord accusandoli di auspicare una “secessione dei ricchi”.

In sostanza, un conto sarebbe una riforma federalista che garantissse parità di accesso e costi, insomma, di diritti a tutti i servizi in ogni parte del nostro Paese, altra cosa è la secessione avviata dai tre Presidenti di Regione in un abbraccio “mortale” che rende evidente che, in fondo, non ci sono molte differenze tra destra e sinistra (o sedicente sinistra!).

Con le armi non si costruisce la Pace

Le analisi geopolitiche e storiche sui motivi del conflitto tra Russia e Ucraina sono ormai note; quella che ci pare più rilevante per il passato e, soprattutto, per il futuro, è il ruolo dell’Unione Europea e della NATO.

I paesi europei tra le scelte ostili alla Russia con l’applicazione di sanzioni importanti hanno deciso di armare l’Ucraina e di rinforzare la difesa nei paesi della NATO confinanti con Ucraina e Russia.

Intanto il popolo ucraino sta vivendo questi giorni sotto i bombardamenti mentre donne e bambini sono costretti ad abbandonare le loro case e affrontare un futuro ignoto.

L’unico modo di liberarli da questo stato di cose è stabilire il cessate il fuoco.

Mentre il popolo Russo sta manifestando contro la guerra pagando di persona, in occidente i cittadini manifestano chiedendo la pace ai propri governanti, responsabili di avere scelto di inviare armi e irrobustire la forza militare occidentale, incrementando la presenza di forze tattiche nei paesi NATO confinanti con la Russia e i suoi alleati.

“Ogni guerra lascia il nostro mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male” dice l’enciclica “ Fratelli Tutti” di papa Francesco, dunque la politica di costruzione di pace sia orientata al disarmo, alla riduzione sistematica delle spese militari ( oltre 60 premi Nobel, tra cui Carlo Rubbia e Giorgio Parisi, lo hanno chiesto nell’iniziativa Global peacedividend) invece che all’incremento del ministero della Difesa

  • Non condividiamo la scelta del Governo Italiano di inviare armi in Ucraina scelta voluta e condivisa dalla maggior parte dei parlamentari che saranno chiamati a rendere conto di questa sciagurata decisione: noi non dimentichiamo!
  • Chiediamo le dimissioni del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio per incapacità manifesta avendo abusato del proprio ruolo in occasione di molte apparizioni televisive durante le quali si è lasciato andare ad espressioni offensive e dispregiative del Presidente della Russia in un momento nel quale di tutto c’è bisogno meno che di alzare i toni dello scontro.
  • Chiediamo al governo Italiano, in ottemperanza all’art. 11 della Costituzione di adoperarsi in ogni modo per favorire l’azione diplomatica volta all’ottenimento del cessate il fuoco.
  • Condividiamo la piattaforma della manifestazione di sabato 5 Marzo promossa da Retepacedisarmo
  • Esprimiamo la nostra piena solidarietà al popolo Ucraino e auspichiamo l’immediato cessate il fuoco

Spetta a noi cittadini e cittadine del mondo agire e conquistare la pace. Rinunciare alla logica della guerra e seguire i princìpi di fraternità e solidarietà non è soltanto auspicabile, ma urgentemente necessario, se vogliamo che la vita umana sulla terra possa continuare.

23 Maggio 1992

Sotto l’autostrada che porta da Mazara del Vallo a Palermo all’altezza dello svincolo di Capaci c’era una condotta di scolo che passava sotto il tracciato delle carreggiate. Quella conduttura era stata riempita di esplosivo, 500 kg di tritolo. Giovanni Falcone era stato condannato a morte dalla #cupola, il consiglio di amministrazione di #cosanostra. Erano anni che viaggiava sotto scorta perchè avevano già tentato di ucciderlo. IL 23 maggio 1992, 29 anni fa, bastò premere il tasto di un telecomando per farlo brillare al passaggio del corteo delle auto con dentro Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Vi furono 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza. L’esplosione fu enorme. La #mafia voleva dimostrare di essere capace di uccidere chiunque.Il coraggio di quelle persone, che avevano accettato la sfida della criminalità mafiosa, consapevoli dei rischi che comportava, è qualcosa che va ricordato per sempre. Però vogliamo dire che c’è un rischio, anzi due: il rischio che la politica impieghi indebitamente il patrimonio di credibilità pagato con quelle vite. In Sicilia l’arroganza di un pezzo di falsa antimafia è stato scoperto da poco – il cosiddetto “sistema #Montante” – ma ha lasciato tracce pesanti e complicità non chiarite. Il secondo rischio è che Falcone, insieme alle altre vittime e a Borsellino ucciso pochi mesi dopo, diventi come quei martiri che i fedeli invocano alle feste patronali per poi riporre a sera le immagini nelle chiese e ricominciare la vita di sempre l’indomani.

La Mafia è potere. Solo uno Stato forte, che realmente controlla, regola e protegge, può riportarla ai margini, perchè “la mafia è umana e come tutte le cose umane è destinata a finire”. Però prima, è meglio!