Uniti si può. Ci si salva solo tutti insieme.

La guida di uno Stato necessita di attenzione alle questioni immediate, senza però perdere di vista i problemi strutturali e gli obiettivi a medio e a lungo termine. Se nell’immediato può apparire utile fissare particolari condizioni di prontezza operativa quale può essere lo “stato di emergenza” deliberato dal Consiglio dei Ministri in questi giorni, viene da chiedersi cosa stiano facendo i governi occidentali ed il nostro in ispecie, per contrastare la pandemia, la sua diffusione e i suoi effetti.

Ci troviamo nuovamente a fronteggiare un aumento dei contagi, nonostante tantissimi italiani si siano già vaccinati con due dosi e si vada verso la vaccinazione dei bambini. Abbiamo saputo nel tempo che i vaccini hanno l’effetto di ridurre i sintomi del COVID ma non proteggono dal contagio né il vaccinato né le persone che vengono a contatto con lui.

Pare (ma non si conoscono con precisione i dati) che il vaccinato contagi meno. E’ invece evidente che i vaccinati finiscano in ospedale più raramente e tanto più raramente finiscano in terapia intensiva. Comunque (anche a causa dei non vaccinati) gli ospedali sono molto impegnati col Covid e le varianti continuano a prodursi. Parliamo dei problemi connessi al coronavirus e per un attimo mettiamo tra parentesi i NOvax. Non sono loro l’unica criticità.

Per esempio: il covid si diffonde di più coi contatti ravvicinati, perciò le discoteche sono state tanto limitate e i raduni non indispensabili, come gli spettacoli sono stati prima bloccati e ora limitati. Le scuole hanno dovuto funzionare in DaD, privando i ragazzi della socializzazione preziosa per la loro crescita.

Possiamo chiedere cosa è stato fatto per i trasporti pubblici locali? Negli autobus e in metro ci si assembra un bel po’. Limitare il riempimento dei mezzi poteva essere una immediata risposta all’emergenza, ma non poteva essere una risposta definitiva e, infatti, oggi dopo quasi due anni non ha retto. Autobus metro e tram sono di nuovo pieni. Quanti nuovi mezzi sono stati acquistati? Quanti conduttori sono stati assunti? Quali soluzioni sono state trovate per ridurre le necessità di spostamento delle persone? È noto che il Ministero della funzione pubblica non ha lavorato per rendere efficiente il lavoro da casa ed ha preferito spingere per eliminare questa opzione, che riduceva molto la mobilità quotidiana delle persone.

Le scuole come prima della pandemia, hanno classi troppo numerose e locali inadeguati per numero e manutenzione e qualità originaria e la scuola è sicuramente fondamentale per qualsiasi ripartenza, compresa quella dopo la pandemia.

Gli ospedali sono pieni perché i malati di covid sono tanti e perché tanti posti letto erano stati eliminati negli anni. Erano stati assunti meno medici e meno infermieri. I poliambulatori pubblici erano stati chiusi e sostituiti da poliambulatori privati, molti dei quali non accessibili a tutti. Le facoltà di medicina accessibili a numero chiuso e solo previo test di cultura generale. Cosa è cambiato delle precedenti scelte in questi anni di pandemia? Il personale medico, sanitario, infermieristico e amministrativo, impiegato nelle campagne anti pandemia è stato assunto con contratti precari, vero?

Non ritiene la politica che queste persone (assunte dopo selezione) andrebbero stabilizzate?

E infine, i vaccini sono stati sviluppati con finanziamenti pubblici alle condizioni imposte dalle grandi aziende farmaceutiche, con contratti secretati, impossibili da esaminare anche per i parlamentari europei. Mettiamo da parte per un attimo la sacrosanta richiesta di trasparenza. Si ritiene di continuare a lasciare in mano alle corporation del farmaco la produzione dei vaccini e la definizione delle quantità e dei prezzi di vendita? Senza sospendere brevetti e senza attrezzare produzioni statali? Senza prendere in considerazione i vaccini di produzione pubblica a Cuba? Intanto che l’Occidente parla di terza e di ulteriori dosi, in Africa ed in Asia, in Sudamerica, ci sono milioni di persone che aspettano la prima dose. Ci sarà un motivo perché la variante Omicron è partita dal Sudafrica. E non si attribuisca la colpa alle migrazioni: le varianti sono state importate dagli imprenditori europei e americani che erano andati a fare affari nei paesi poveri.

Quindi… emergenza Di che? Se non si cambiano in profondità le regole di funzionamento del nostro sistema economico sociale, senza una politica che faccia il suo lavoro – adesso – possiamo continuare a contare le ondate. E tante persone non capiscono.

Il fenomeno novax non si combatte con la supponenza. Si combatte con le buone politiche.

Dopo il Green pass

Un virus è qualcosa di difficile da immaginare: una piccolissima catena di acido nucleico, su cui sono scritte informazioni per plasmare materia organica, incapace, però, di produrre qualcosa senza un organismo ospite.
Una sorta di informazione fatta di inchiostro, ma che ha bisogno della carta per essere scritta. Questa sua caratteristica rende il virus difficile da trattare, ma ne costituisce anche il limite.
Le informazioni del virus, trascritte  su una cellula infettata (detta virione) possono permanere e diffondersi nell’organismo. 
Pur così elementari, i virus possono essere di diversi tipi. Un modo per distinguerli è il tipo di acido nucleico da cui sono costituiti: DNA (più stabile) o RNA (più instabile). 
Un altra caratteristica è il mezzo con cui si diffondono: se basta il contatto con microscopiche gocce di saliva,  tanto da potersi diffondere attraverso il respiro, o se ci vuole il contatto col sangue o altri fluidi, diffondibile per via sessuale o per contatto col sangue.
Ovviamente importante è distinguere i virus per gli effetti che possono avere sul nostro corpo. Il virus del raffreddore è diverso da quello del morbo di Ebola. Questo fa del virus del raffreddore un virus di successo: lasciamo con una certa noncuranza che si diffonda, mentre ogni volta che in qualche parte dell’Africa si è manifestato il virus Ebola, si alzano immediatamente altissime  barriere di isolamento verso le comunità colpite. 
Il COVID19 o SARS COV2 è un virus a RNA, per cui trasmettendo muta con facilità; è un virus a trasmissione aerea, per cui si diffonde con facilità; è un virus che provoca una mortalità importante, ma non uccide tutti coloro che si infettano: ad oggi ha manifestato una mortalità di circa l’1%.
Queste sue caratteristiche, hanno fatto sì che, innestato nella popolazione umana, in questa fase storica, esso ha potuto diffondersi in tutto il mondo con questa velocità e letalità. 
Infatti il covid ha tanti punti a suo vantaggio: basta l’alito a trasmetterlo e inoltre  tanti non ne hanno timore, perché guardano alle esperienze delle persone che si sono infettate senza o con pochi sintomi. In più il covid passando da un ospite all’altro genera facilmente delle mutazioni che potrebbero renderlo più o meno contagioso, più o meno letale. 
L’impatto di questa malattia è stato enorme sull’umanità in generale e sul nostro Paese in particolare. 
Il 21°secolo è un tempo di grandi collegamenti tra luoghi e comunità anche molto distanti. È un tempo in cui i poteri pubblici sono fortemente condizionati dai poteri privati e anche e per questo soffrono di carenza di autorevolezza sulle società che amministrano, società estremamente diseguali, fortemente conflittuali e insofferenti delle regole e delle indicazioni provenienti dall’alto.
Nella prima ondata pandemica nessuno sapeva nulla dei meccanismi di trasmissione del virus e della sua azione sull’organismo. Ci si è trovati con gli ospedali pieni di persone malate, con tanti sanitari caduti, curando una malattia che non conoscevano. 
L’unica cosa che si capiva era che il covid si trasmette per via aerea ed era necessario l’isolamento. Ma poiché la letalità non era di totale evidenza, in tanti si permisero di prendere la questione sottogamba, acuendo il problema. Pensiamo ai no mask, o agli imprenditori che continuavano a produrre per consegnare. Quanti morti in Lombardia! 
Poi con uno sforzo enorme (finanziato dagli Stati) sono stati creati i vaccini. Erano indispensabili  per i sanitari, rendendo più sicuro il lavoro del personale più esposto e necessario. Il vaccino è stato necessario anche e quantomeno per ridurre i sintomi ed evitare che il contagio provocasse tanti ricoveri in terapia intensiva e tanti altri morti. In quella fase  abbiamo visto la corsa di tante categorie a vaccinarsi per prime – anche prima di anziani, malati e categorie a rischio.
Oggi che sono disponibili i vaccini – nell’Occidente ricco – si tende a realizzare la vaccinazione di massa per “tornare alla situazione pre covid” . 
È una strada percorribile? E dove porta? 
Ma prima di tutto una domanda: la situazione pre covid è un obiettivo? 
Il passaggio all’uomo del virus può inquadrarsi tra le conseguenze del nostro rapporto con l’ambiente naturale. Continuiamo a saccheggiare l’ambiente come se le risorse, aria, acqua, suolo, fossero  senza fine. Trattiamo gli animali come fabbriche di carne e li alleviamo in  condizioni atroci. Si potrebbe continuare per molto. 
D’altro canto le criticità della societa attuale, non sono necessitate; sono figlie di scelte politiche e culturali. 
La verità è che la pandemia ha svelato una gran quantità di storture e la cosa peggiore che potremmo fare è ignorare il messaggio forte e chiaro che ci ha trasmesso. Intanto ci apparecchiamo a fare proprio così: a curare i sintomi della crisi ambientale, lasciando inalterate le cause.
Cominciamo coi vaccini. Sono venduti col criterio del massimo profitto e non del massimo vantaggio per le persone. Così per sfruttare i brevetti si limita la quantità producibile e la disponibilità per i paesi più poveri. Senza dire dei vaccini alternativi a quelli prodotti da USA ed Europa, che vengono ostacoli per ragioni geopolitiche. Pensiamo ad esempio ai vaccini cubani, prodotti nonostante l’embargo. 
L’attacco alla pandemia può essere condotto con l’isolamento, coi vaccini e con la cura delle persone malate. L’isolamento è stata la prima, naturale reazione, ma comporta un enorme modifica dei comportamenti sociali.  Tra tutti i costumi quelli relativi ai modi  di consumo e di produzione sono stati difesi con forza dalle elites. Anche a costo di lasciar rinfocolare la pandemia. Pensiamo agli USA di Trump, al Brasile di Bolsonaro, ma anche alla Lombardia di Fontana. 
L’attacco migliore sarebbe mischiare vaccini e miglioramenti alle tecniche di cura. Finora, però sembra che queste comportino grandi cambiamenti di gestione dell’economia: ci vorrebbe una ricostruzione della medicina territoriale e dell’assistenza medica di base. Ogni malato andrebbe seguito singolarmente con cure modulate sulle reazioni del suo corpo al virus. 
I vaccini, hanno costituito una modalità efficace per fermare l’ondata di ricoveri nei reparti e nelle terapie intensive, che avevano bloccato gli ospedali, ma sembra proprio che non fermino la diffusione del virus e con quella le mutazioni, potenzialmente pericolose. Quindi i vaccini non esentano da un prudente distanziamento.

Quindi il Greenpass, funzionale a spingere le persone a vaccinarsi, non attesta l’innocuità di coloro che ne dispongono.


Torniamo alla questione iniziale: si può ricominciare dal vecchio modo di amministrare la società la salute, la produzione rapsce ed il consumo compulsivo? Oppure bisogna operare grandi cambiamenti?


Approcciare  la pandemia con coraggio e intelligenza può portarci con più speditezza a cambiamenti da sempre necessari  per rispetto della dignità delle persone e da sempre evitati per le convenienze economiche di pochi: trasporti pubblici abbondanti dove persone non si schiacciano le une alle altre, classi scolastiche di quindici o venti alunni, case decenti disponibili per tutte le famiglie, una medicina territoriale attenta sin dalla prevenzione, lavoro rispettoso della sicurezza e della salute delle persone. Uso attento dell’energia e investimenti sulla ricerca e sulla istruzione superiore. E, più in generale, attenzione a ciò che succede intorno a noi, anche nei luoghi più lontani. Perché i problemi possono generarsi lontano, ma si muovono e ci raggiungono.


L’alternativa è continuare a cercare false soluzioni, che generino cambiamenti apparenti, spostando in avanti la resa dei conti con la Natura.

Francesco Campanella e Gian Luca Eusebi Borzelli