Sono passati quasi 43 anni da quando, il 22 maggio 1978, la Legge 194 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” ha abrogato gli articoli del codice penale che fino ad allora definivano l’aborto come un reato e imponevano pene anche molto elevate.

Anche prima dell’entrata in vigore della Legge sull’interruzione volontaria della gravidanza ( I.V.G) l’aborto esisteva, solo che lo si praticava dalle “mammane” spesso a costo della vita stessa delle donne; un aborto come scelta sofferta, spesso come unica scelta, col dolore di chi magari quella maternità in altra situazione l’avrebbe portata a termine. No, la 194 non è la legge per facilitare l’aborto, bensì per una maternità libera e consapevole.

Ancora oggi, come dimostrano le foto che pubblichiamo, i sedicenti Movimenti pro vita ( come se quelli che sostengono l’applicazione della legge 194 fossero contrari alla vita) manifestano in nome di una presunta difesa della vita, ben sapendo che tale difesa della vita può essere fatta efficacemente con Consultori che funzionano realmente e non sulla carta, presenti su tutto il territorio nazionale, come dimostrato dai dati contenuti nella relazione 2020 del Ministero della Salute, secondo i quali in Italia ci sono solo 1897 consultori pubblici e 135 privati

Il prologo dell’art. 1 della Legge 194 così recita:

Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.

L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite.

Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.

Riportiamo di seguito i dati definitivi relativi al 2018 presentati nel 2020 dal Ministero della Salute

In totale nel 2018 sono state notificate 76.328 IVG, confermando il continuo andamento· in diminuzione del fenomeno (-5,5% rispetto al 2017) a partire dal 1983. Questo è il quinto anno in cui è stato notificato un totale di IVG inferiore a 100mila casi; il numero delle IVG è più che dimezzato rispetto ai 234.801 casi del 1983, anno in cui si è riscontrato il valore più alto in Italia.

Un altro dato importante anche ai fini del potenziamento delle strutture socio-sanitarie è dato dai luoghi preposti alla certificazione dell’IVG:

44,1% certificazione tramite Consultorio

20,8% certificazione tramite il medico di fiducia

31,4% certificazione tramite il servizio ostetrico ginecologico

3,8% certificazione tramite altra struttura sanitaria

Secondo una recente indagine promossa dal Ministero della Salute (CCM Azioni centrali 2017) e coordinata dall’ISS, il consultorio non offre solo questo servizio ma svolge un importante ruolo nella prevenzione dell’IVG e nel supporto alle donne che decidono di interrompere la gravidanza, dal counselling prima della procedura ai controlli medici e il counselling contraccettivo post-IVG, anche se non in maniera uniforme sul territorio. È importante ricordare che un obiettivo della politica sanitaria italiana, secondo l’Accordo Stato-Regioni del dicembre 2010, prevede, ad esempio, una riorganizzazione dei punti nascita  con la chiusura di quelli in cui si effettuano meno di 500 parti l’anno: è così che si tutela la maternità?

Tutti gli indicatori presenti nella relazione del Ministero della Salute del 2020 confermano il trend in diminuzione: il tasso di abortività (N. IVG rispetto a 1.000 donne di età 15-49 anni residenti in Italia), che è l’indicatore più  accurato per una corretta tendenza al ricorso all’IVG, è risultato pari a 6,0 per 1.000 nel 2018, con una riduzione del 4,0% rispetto al 2017 e del 65,1% rispetto al 1982.

Dati relativi all’Interruzione Volontaria di Gravidanza

Il dato italiano rimane tra i valori più bassi a livello internazionale.  Il rapporto di abortività (N. IVG rispetto a 1000 nati vivi) è risultato pari a 173,8 IVG per 1000 nati vivi nel 2018 (17,4 per 100 nati vivi), con un decremento dell’1,9% rispetto al 2017 e del 54,3% rispetto al 1982. La lettura dei dati relativi al rapporto di abortività nel tempo deve tener conto del persistente calo della natalità in Italia. In particolare, dal 2017 al 2018 i nati della popolazione presente sul territorio nazionale sono diminuiti di 16.698 unità.

Qui occorrerebbe fare alcune riflessioni come, ad esempio, se una delle cause per la riduzione della natalità non derivi anche dalle difficoltà lavorative delle donne o dalle difficoltà economiche ed abitative del nucleo famigliare: cosa dicono i movimenti pro-vita rispetto a queste problematiche? Qualche proposta pratica? Nulla! Solo manifesti osceni che colpiscono la sensibilità di quelle donne che hanno dovuto ricorrere all’IVG non come sistema di regolazione delle nascite ma come unica strada possibile!

In conclusione, la Legge 194 ha consentito l’emersione degli aborti clandestini salvando la vita a molte donne che vi facevano ricorso; ha favorito la nascita e l’affermarsi su tutto il territorio nazionale dei Consultori e ha riconosciuto il diritto ad una maternità libera e consapevole.

 

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