Non ci sono dubbi che la Meloni e Fratelli d’Italia siano esponenti di una politica tossica, ma non sono loro ad avere portato la democrazia in questo stato di prostrazione.
La gente non va più a votare e chi ci va lo fa come atto di civismo estremo, con pertinacia, sperando poco o nulla in un auspicabile cambiamento, perché a fronte di una diffusa sofferenza sociale e politica la maggior parte delle proposte si limita a suggerire aggiustamenti marginali portati avanti da personaggi variamente improbabili.
Come definire altrimenti personalità politiche presenti nel cosiddetto campo largo, che si mettono in evidenza per la difesa degli equilibri sociali e politici esistenti, continuando a rigettare come irrealizzabile ogni tentativo di dare risposte efficaci ai reali problemi delle persone (salari, sanita, pensioni)?
Questo stato di cose ha generato un pesante cinismo che a vari gradi ha impregnato il corpo elettorale, trasformando le elezioni in un confronto tra schieramenti più o meno clientelari e tutti con atteggiamenti di sorda tifoseria.
Alla tradizionale astensione strutturale, accresciuta dal disimpegno sociale delle forze politiche e dall’infiacchimento progressivo della scuola pubblica, che ha generato cittadini senza cultura politica, si è aggiunta una crescente astensione da scoramento, adottata da persone che hanno votato per tutta una vita e che adesso non trovano una proposta politica che sia insieme credibile e interessante.
Il fatto è che i partiti che hanno governato hanno accettato di agire la politica all’interno di un recinto fatto da compatibilità tutte interne alla cultura neoliberista e nel contempo hanno secreto una sorta di tossina contro ogni cultura politica divergente, per giustificare la propria scelta.
Alcune forze progressiste già radicali, hanno di fatto accettato una sorta di marginalità e hanno provato a ricavarsi una ragion d’essere dalla difesa dei diritti civili, accettabili in un quadro liberale.
Probabilmente questo stato di cose è stato, anche, l’effetto di una stabilizzazione forzata del quadro politico derivante dalla partecipazione più o meno coattiva all’alleanza guidata dagli Stati Uniti, fondati sul liberalismo di destra, comunque rimane il dato di una società sempre più diseguale, squilibrata al punto che le ingiustizie sono diventate tanto profonde, evidenti e insostenibili da far perdere dapprima credibilità e poi sostanza alla eguaglianza formale delle persone di fronte alla legge e quindi allo stesso fondamento della democrazia.
In questo contesto la nascita, la crescita e adesso la prosperità dei nazionalismi parafascisti costituisce una sorta di risultato ineludibile e per questo la tossicità di partiti come Fratelli d’Italia non si manifesta come capacità di far ammalare o peggio distruggere i sistemi democratici, ma come capacità di nutrirsi delle democrazie in decomposizione con un attitudine, appunto, saprofita.
La destinazione desiderabile, per porre fine all’attuale stato di cose, è un governo alternativo della società e non un’alternanza di soggetti che governino alla luce dello stesso quadro ideologico.
Questa è la scommessa che la sinistra, o più genericamente la “parte popolare” , ha di fronte in tutto il mondo.
E sì. Dobbiamo guardare con gioia a quello che hanno fatto i Democratici americani a New York, ma dobbiamo avere chiaro come interpretare il ruolo della sinistra qui, a casa nostra, partendo dal fatto che a sinistra non si deve fare qualcosa “per il popolo” ma si deve fare qualcosa ” insieme al popolo”.
Alla faccia di coloro che usano la parola populista per infiacchire la democrazia: se il popolo non ha – reale – potere di decisione e di controllo sulla politica, la democrazia non esiste.
La questione è come indurre la gente comune a partecipare alla politica. L’aggressività della classe politica nel difendere il proprio status allontana le persone che non hanno mai fatto politica dalla partecipazione diretta. Troppo difficile appare riuscire a introdurre novità.
Comunque non ha senso aspettare che qualche leader illuminato ci guidi fuori dalla situazione attuale, anche perché, in assenza di una vigilanza sociale diffusa, il sistema politico economico mediatico tende ad assimilare a sé ogni singolo che si metta in evidenza nel tentativo di indurre delle modifiche significative. Dobbiamo alzare la testa e partecipare, partendo prima di tutto dal cercar di cambiare la cultura di feroce individualismo diffusa tra le persone. È un processo laborioso, ma possibile.

